sabato 10 dicembre 2016

2. "A Christmas Carol": una storia di speranza "nonostante tutto" e "dopo tutto"

A Christmas Carol è una vera e propria favola di Natale, scritta da Charles Dickens nel 1843. La storia è ambientata nella Londra vittoriana, e fa parte di una raccolta più ampia, che comprende altri racconti come  il celebre The Cricket on the Hearth e The Haunted Man. 

Il genere di questi racconti è il fantastico, ma non mancano tantissimi riferimenti alla realtà del tempo. In particolare, come sempre nelle opere di Dickens, colpisce l’intento didascalico e sociale.

Il tema della "speranza" percorre tutta la narrazione di "A Christmas Carol" grazie ai due grandi protagonisti, Ebenezer Scrooge e Bob Cratchit: l’impiegato Bob che prova ancora speranza nonostante tutto e Scrooge che ha perso la speranza dopo tutto.


Amatissima da pubblico e critica, la storia del vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge, non manca di commuovere ancora grandi e piccini. Ma soffermiamoci sulla trama del racconto. Tutto comincia la notte di Natale del 1843, con il dispotico usuraio alle prese con un rifiuto categorico per il Natale e per la gioia che porta con sè.

                                                             
Illustrazione del 1915, firmata Arthur Rackham

L’ufficio di Scrooge, un luogo freddo e poco ospitale, è teatro delle prima scene del racconto, assieme al timido impiegato dell’usuraio, che nonostante venga sottopagato e umiliato continuamente, continua a sperare nell’avvento di giorni migliori. Ed è proprio il tema della “speranza” uno degli elementi centrali di tutta la narrazione.

L’impiegato Bob che prova ancora speranza “nonostante tutto” e Scrooge che ha perso la speranza “dopo tutto”.

  Illustrazione del 1915, firmata Arthur Rackham

Il primo, che vive una vita di stenti, resta capace di ringraziare Dio per il dono della vita, e di educare i suoi figli (tra i quali uno disabile) con gioia e fiducia, senza tralasciare mai l’importanza dell’esempio nel suo ruolo di genitore.

D’altra parte, c'è Scrooge che dalla vita ha avuto tantissimo, in termini economici. Ha saputo costruire il suo presente partendo da zero. Il tutto con la forza delll' intelligenza, del suo ingegno. 

  Illustrazione del 1915, firmata Arthur Rackham

Sarà il fantasma del Natale Passato a fargli rivivere alcuni tra i momenti più salienti della sua vita, e con lui scoprirà aspetti di essa che ignorava, emozioni nascoste, alcune forse mai state così chiare alla coscienza.

Una vita, insomma, all’insegna del successo, un trionfo della buona volontà, ma che con il passare del tempo, si tramuta in qualcosa di arido, che perde il senso dello scopo, che mette il mezzo al di sopra del fine. 

Così Scrooge perde il valore della speranza, immerso in una continua ricerca di beni materiali, dei quali però non sa che farsene. La sua esistenza, infatti, è scevra da ogni lusso, da ogni beneficio derivante dal guadagno. Il denaro ce l’ha ma lo tiene ben nascorso. 

  Illustrazione del 1915, firmata Arthur Rackham

Invece il suo impiegato, che di denaro ne ha sempre avuto poco, è l’autentico vincitore, in questa ricerca della “speranza”. Il povero Bob, che sa mettere quel poco che ha a disposizione della  famiglia, quello che “nonostante tutto” alza ancora il modestissimo calice in onore del suo datore di lavoro, con enorme (e non biasimabile) disappunto della moglie.

Riuscità Scrooge a riappropriasti della “speranza” e con essa del significato del Natale? A rimettere tutto apposto, a dare un ruolo alle cose, al denaro, agli affetti, un ruolo più giusto e più equo? Saranno i Fantasmi e mostrargli la via ma il percorso lo farà da solo, perché non c’è redenzione che non ci veda protagonisti.

Illustrazione del 1915, firmata Arthur Rackham
L’elemento fantastico, che pur ci sta e che tanto ci affascina, non è mai stato così reale. Perché è funzionale al viaggio più introspettivo di tutti: quello alla ricerca di un se stesso autentico, più tangibile, e quindi il più reale di tutti. 


Maria Serena Cavalieri

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